Come funziona la terapia analitico transazionale, perché decidiamo di rivolgerci a uno psicologo e quali sono gli obbiettivi che ci si dovrebbe prefiggere quando si inizia un percorso terapeutico. 

Spesso ci rivolgiamo a uno psicologo o a uno psicoterapeuta in seguito a un evento scatenante o all'emergere di un disagio. E spesso questo accade quando "non c'é la facciamo più" e sentiamo che il momento di afforntare le cause di questo malessere non è più posticipabile.

Disturbi dell'umore, eccesso d'ansia e burnout sono i tipici segnali che qualcosa non va. E le conseguenze dell'emergere di questi sintomi impattano sulla vita di tutti i giorni, impedendoci di vivere delle relazioni felici con i nostri amici, familiari o colleghi di lavoro.

Altre volte sono traumi lasciati in un angolo a impedirci da una vita di vivere a pieno le nostre esperienze. 
Un percorso psicoterapeutico non è necessariamente di tipo emergenziale e non bisogna necessariamente attendere di "star male" per decidere di utilizzarlo, ma è uno strumento per conoscere se stessi.
Inteso in questo senso, è possibile intraprenderlo in qualsiasi momento della propria vita con l'obiettivo di accrescere la propria autoconsapevolezza.

L'analisi transazionale si basa sull'analisi del sistema di credenze del paziente. Ed è alla base dell'approccio terapeutico utilizzato nel mio studio con sede a Lecco.

Attraverso il lavoro di esplorazione, che il paziente svolge accompagnato e guidato dal terapeuta, l'analisi transazionale cerca di accrescere le possibilità di scelta del paziente e di conseguenza di espandere il suo mondo, arricchendolo di nuove possibili esperienze e opportunità.